2023 4quaresima

Vangelo di Giovanni 9, 1-41 - Andò, si lavò e tornò che vedeva

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Leggi l'intera liturgia di domenica 19 marzo 2023, IV domenica di Quaresima

 Commento alle letture:

Oggi, "domenica Laetare", cioè “domenica del Rallegrati”, la liturgia della Parola ci ha presenta il racconto del cieco guarito. A Gerusalemme, dove si sta celebrando la festa delle tende (Sukkot), Gesù e i suoi discepoli passano accanto a un cieco. L'evangelista annota che i discepoli pongono a Gesù una domanda: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Questa domanda scaturisce da una citazione scritta nel libro dell'Esodo che dice: «Io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione» (cf Es 20, 5).
Gesù rifiuta in modo categorico questa spiegazione e alla domanda risponde annunciando quanto sta per fare: vuole manifestare l'amore di Dio, si impegna a contrastare, a distruggere il male, a rendersi solidale con chi soffre. Notiamo le due ottiche diverse: uno sguardo colpevolizzante dei discepoli, uno sguardo di compassione e di solidarietà da parte di Gesù.
Gesù passa poi all'opera: impasta con la sua saliva del fango, lo spalma sugli occhi del cieco con un gesto terapeutico che ricorda il gesto di Dio quando aveva creato Adamo. Chiede poi al cieco di recarsi alla piscina di Siloe, cioè alla piscina dell'«Inviato», per lavarsi. Gesù, che proprio nel quarto vangelo è chiamato più volte l'Inviato da Dio, manda il cieco a lavarsi all'acqua dell'Inviato. Egli così fa, e guarisce.
A questo punto Gesù esce di scena e inizia il processo contro di lui, condotto attraverso il cieco guarito. I vicini si chiedono se davvero il guarito vedente è la stessa persona che era cieca oppure solo uno che gli assomigliava, poi sopraggiungono i farisei che si informano sulla modalità della guarigione operata da Gesù e la contestano: perché ha operato in giorno di sabato con un'unzione medica, proibita in quel giorno. Nel frattempo, sopraggiungono i genitori del cieco nato, povera gente, che dicono e non dicono, timorosi come sono dell'autorità religiosa avversa a Gesù.
I farisei, con il loro sapere teologico e la loro autorità religiosa, non pensano di incontrare Gesù per interrogarlo, ma emettono solo un giudizio: «Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Di fronte e loro il cieco, con onestà, aveva difeso quell'uomo che aveva compiuto il miracolo affermando: «voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta». I capi dei Giudei, risentiti, prendono una decisione gravissima: «lo cacciarono fuori». Per un ebreo era una pena dura, era una specie di scomunica con conseguenze religiose e sociali. Coloro che si fanno giudici dell'opera di Dio concludono con disprezzo che tanto Gesù quanto il cieco nato e ora vedente sono dei peccatori.
Il povero cieco ora ci vede, ma vede solo incredulità, ostilità e cattiveria intorno a sé. È guarito però è un emarginato, ma, allo stesso tempo, è un puro di cuore. Solo ora Gesù può proporgli l'atto di fede, cioè l'annuncio che Dio gli è vicino: il cieco vede veramente perché contempla e discerne nella fede chi è l'Inviato di Dio, chi l'ha salvato.

La conclusione dell'episodio evangelico ci mostra che quanti hanno creduto di giudicare sono in realtà stati giudicati da Gesù, che quelli che vedevano e credevano di vedere appaiono ciechi, che quanti indicavano gli altri come peccatori risultano preda di un peccato profondo: la cecità peccaminosa, la rivolta dei cuori induriti.

Commento alle Letture di domenica 19 marzo 2023 di Don Mauro